Le persone sensibili soffrono di più, è vero?

Condanna o dono?
Articoli | 24/03/2016

Quante volte ti hanno ripetuto questa affermazione o quanto spesso ti trovi a pensarlo e/o a dirlo agli altri?

C’è una cosa importante che devi sapere: le persone sensibili hanno più risorse che carenze. Questo è la verità, ma forse il tema non è mai stato adeguatamente argomentato dal punto di vista del miglioramento personale.

Se non vi fosse la sensibilità, il mondo si presenterebbe come opaco e spento ed ogni cosa, ogni suono, ogni profumo, scivolerebbero via veloci, senza lasciare traccia nel nostro animo; la nostra vita sarebbe ristretta solo alle necessità pratiche, del calcolo, della convenienza, dell’interesse.

Ma qual è la vera definizione di sensibilità? A me piace pensarla in quest’ordine, un’”attitudine a ricevere impressioni ed emozioni attraverso i sensi”, che è cosa ben diversa dal “risentire degli effetti, anche i più insignificanti, di una condizione affettiva o emotiva”.

Perché questo fraintendimento è così capillarmente diffuso? La verità è che siamo figli di una cultura che considera le emozioni come ospiti indesiderati, dannose a priori. Nella nostra società la sensibilità è vista come una qualità fuori dal tempo, un qualcosa che nella vita moderna equivale a debolezza e fragilità.

La sensibilità può essere un meraviglioso dono oppure una condizione limitante impregnata di dolore, a volte comprensibile e conscia, altre volte subdolamente serpeggiante nei meandri dell’inconscio.

Una persona dotata di un’anima delicata, di grande spessore, di un’acuta percezione emozionale ed estetica, ha delle abilità che non si acquisiscono con lo studio, anche se le si può affinare con l’esperienza e un adeguato lavoro su sé stessi; un essere così speciale ha la possibilità di evolvere ulteriormente arricchendosi di intelligenza pratica, di sicurezza di sé, di una mente brillante e piena di prospettive.

La sensibilità con la “S” maiuscola è alla base di ogni creazione artistica, è l’ispirazione nel poeta e nel pittore, ed è anche l’intuizione nello scienziato quando elabora la scoperta che cambia il mondo. È fattore indispensabile per l’armoniosa convivenza degli individui all’interno della società, nel saper mettersi nei panni dell’altro, per stupirsi ed emozionarsi di fronte ad un bambino che gioca o un meraviglioso tramonto.

La sensibilità è saper godere delle piccole cose con un atteggiamento di delicatezza, empatia e profondo rispetto verso sé stessi e verso il prossimo. È la ricchezza in più che mette in grado di cogliere aspetti che sfuggono agli altri.

Questo però è il punto di arrivo, il risultato ottimale di una crescita emozionale e spirituale che ha già dato i suoi pieni frutti.

I primi anni di vita di un individuo dotato di una maggiore finezza emozionale e di pensiero, non sempre sono facili, perché si trova esposto a quegli strali di individui dalla “pelle più spessa”, quindi un bambino sensibile soffrirà più intensamente della mancanza di affetto, della cattiveria dei compagni; tuttavia se questa sua naturale abilità viene coltivata in maniera sana,le sue risorse saranno in proporzione alla sua sensibilità, per cui difficilmente egli si troverà del tutto indifeso davanti ai colpi della vita.

Quando la sensibilità non viene fortificata, c’è il rischio di perdersi nelle proprie fragilità, rimanendo disarmati, laddove altri non incontrano che lievi difficoltà o anche nessuna. In questo caso si può parlare di iper-sensibilità o di eccessiva emotività, una condizione in cui mancano fermezza, costanza, forza d’animo. Se questo accade non dovremmo però arrenderci a concetti quali la debolezza, la sfortuna, la durezza della società, e abdicare di fronte alla cruda realtà ma dovremmo saperne leggere le vulnerabilità per guarirle e trasformarle.

Il fatto che la persona sensibile sia per certi aspetti più esposta, non significa che la sensibilità sia un dono avvelenato per coloro che ce l’hanno, perché le possibilità positive che essa conferisce superano immensamente gli svantaggi.

Con un serio e oculato lavoro di riprogrammazione cognitiva ed emozionale, si possono trasformare tutte le resistenze inconsce che ci obbligano a rimanere delle persone deboli ed in balia della vita, in persone sensibili che sanno tirare fuori, in situazioni di grossi ostacoli e di prove importanti, una grinta e una determinazione invidiabili. È una forza che emerge laddove è in gioco l’anima stessa di una creatura umana. Si è più forti in circostanze dove la soluzione non può essere cercata nel pensiero logico e razionale. Perché è immensamente più importante l’anima, l’emozione. In questi casi la sensibilità si accompagna ad altre doti della mente e del cuore, che la trasformano in qualcosa di potente, conferendo a chi la possiede una marcia in più rispetto agli altri.

C’è una bellissima metafora che mi piace ricordare: siamo come l’acqua, e come essa possiamo essere l’elemento fermo e stagnante della palude (iper-sensibilità) oppure l’acqua che scorre fresca, limpida e calma del ruscello di montagna, piena di pesci e che fluendo nutre i fiori che crescono sulle sue sponde.

Ci sono molti blocchi che possono essere sciolti in questa prospettiva perché, solitamente ci si ritrova a pensare che la sensibilità è solo sofferenza e che non esiste l’una senza l’altra. Questo non è la verità, ma solo preconcetti appresi dai messaggi che abbiamo accettato senza discriminazione.

Le domande che a questo punto possiamo farci sono: “sono pronta a diventare una persona sensibile e contemporaneamente centrata, intelligente, intuitiva e senza soffrire per la mia sensibilità? Mi concedo di diventare così? Sono pronta? Lo ritengo possibile?”

Se le risposte sono “SI” ci sono i mezzi per farlo. Basta deciderlo. E agire.

Buon viaggio, qualunque acqua tu sia.

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