
Il Tabu del terzo millennio
Sei veramente felice?
Nel Dicembre del 1999 mi trovai, per scelta o per caso, ad una conferenza che cambiò per sempre il corso della mia vita.
“Se ci pensate bene, ogni cosa che fate nella vita, ogni respiro, ogni pensiero, ogni azione, tende ad un unico scopo. Avere più gioia, più pace, in definitiva essere felici.”
Il relatore, con una semplicità disarmante, esordì con parole che penetrarono il mio essere più profondo.
In quel momento mi si parò davanti un mondo fatto di ricordi, di sforzi, di sogni infranti, di desideri mai raggiunti o senza il risultato sperato. Quella felicità tanto cercata era rimasta un’immagine sfocata.
In molte occasioni ci avevo provato, ma mancando di maturità e di adeguati insegnamenti, il successo rimaneva lontano.
“TU SEI FELICE? SEI VERAMENTE FELICE? ” è un interrogativo semplice, diretto ed estremamente imbarazzante.
Vi invito a fare questa prova: provate a fare questa domanda ad una qualsiasi persona, anche la più cara. Si passerà dalle espressione basite, agli sguardi distolti, alla grattatina dietro la testa, ecc…
Si, perché siamo abituati a parlare di tutto, tranne che di felicità, il tabù del terzo millennio.
Per raggiungere l’obiettivo dell’essere felici bisogna puntare subito in alto, non accontentarsi di aderire all’idea che gli altri si sono fatti di noi e che noi abbiamo di noi stessi. Questo raggiungimento è riservato a chi è disposto rinunciare al concetto che bisogna essere socialmente accettabili per essere amati ed apprezzati. Si tratta solo di un pensiero e nulla più, ma come in un teorema la tesi d’inizio può cambiare il risultato.
Allora guardiamoci dentro e chiediamoci se veramente crediamo di avere una sola esistenza da vivere, perché, se è così, non dovremmo sprecare il nostro tempo ad uniformarci ad un modello sociale che non ci porta da nessuna parte.
Decidere di essere felici non è un proposito, è IL PROPOSITO. Scegliere di non seguire la massa, di non essere come tutti gli altri solo per avere la coscienza a posto. Stabilire fin da subito che è importante essere il meglio di ciò che si è. E farlo adesso.
Questo significa essere resposabili.
Passiamo troppo tempo ad incolpare persone o situazioni per come ci sentiamo, ma ne dedichiamo troppo poco a riprenderci la responsabilità e il potere su di noi. Qualsiasi atteggiamento vittimistico, sia che lo manifestiamo all’esterno, sia che lo teniamo nell’intimo del nostro pensiero, denuncia una sorta di sottile compiacimento nel rimanere in quello stato di malessere, dal quale abbiamo già ora il potere di liberarci. Basta smettere di dare credito alla storia che ci siamo raccontati, o che ci hanno raccontato, sul nostro conto.
A volte temiamo che liberandoci dalle catene dell’identificazione potremmo perdere i riferimenti, quindi preferiamo tenerci idee preconcette dolorose e insane piuttosto che essere veramente noi stessi. Ma è solo un pericolo immaginario.
Quando lasciamo andare le descrizioni e le definizioni, allora la vera creatività inizia a sgorgare nella nostra vita, insieme a un senso di profonda libertà interiore.
Essendo nati felici, non abbiamo che da tornare a quella purezza originaria. Perché in questa ricerca, o meglio in questa trasformazione, è più quel che si toglie che quel che si aggiunge.
Si devono rimuovere le sovrastrutture vincolanti che ci frenano, che creano blocchi, insicurezze, ansie, paure, depressioni. E questi pesi derivano dall’aver accettato indiscriminatamente dati che ci sono stati tramessi a livello educativo, mediatico, religioso, ecc …
Siamo nati puri e perfetti, poi qualcuno ha cominciato a dirci che ci meritavamo le cose oppure no, che eravamo capaci oppure no, che per essere ammirati bisognava avere questo o quello, che era necessario assomigliare a qualcun altro, essere più bravi di qualcuno, arrivare per primi, possedere qualcosa.
Raggiungere la nostra felicità è una MISSIONE POSSIBILE. E possiamo farlo da subito, come tanti prima di noi hanno già cambiato la propria esistenza. Ci sono miriadi di tecniche e di incontri da fare per realizzare noi stessi.
E allora cominciamo a chiedere alla persona che ci guarda dallo specchio “Ma tu sei veramente felice”?
Cristian Caregnato
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